Casa Cardano, l’inizio di una nuova avventura

Il 30 dicembre e` una data importante per la nostra famiglia: in quel giorno di due anni fa, trascorrevamo la nostra prima notte in questa casa, la nostra nuova casa di Cardano. L’aggettivo “nuova” peraltro e` assai fuori luogo dato che si tratta di una casa antica, che ha visto susseguirsi innumerevoli generazioni, storie, vicende personali, vite vissute. Come ogni casa antica anche Casa Cardano aveva tanto da raccontare, tanti segreti nascosti, misteri da svelare. Come le tre lettere incise su una lastra di pietra appena fuori dall’uscio: PPP. Per molto tempo cercai di decifrarle, finche` la risposta non mi venne dal vicino: “Proprieta` privata di Pollini”. Pollini era uno dei tanti proprietari di questa casa nel corso del tempo, e pare che questo segno di possesso fosse una cosa piuttosto usuale in questi luoghi.

Dunque Casa Cardano, inserita nel contesto storico di questo piccolo borgo agricolo appena sopra il Lago e a tre chilometri da Menaggio, da quel giorno divenne la nostra dimora. Quel giorno di due anni fa lasciavamo la casa d’affitto di Menaggio e ci trasferivamo definitivamente quassu`, iniziando una nuova fase della nostra vita. La scelta dell’abitazione non fu facile – come sempre avviene – e prima di arrivare qui con l’agente immobiliare, altre case avevamo visto senza che scattasse la fatidica scintilla. Casa Cardano invece ci colpi` subito perche` ne intuimmo immediatamente le sue potenzialita`. Ma sopra ad ogni altra cosa ci convinse la sua struttura, ovvero la possibilita` di poter disporre di due appartamenti indipendenti che ci consentissero di ospitare comodamente amici e soprattutto parenti lontani.

Non fu facile quella prima notte a Casa Cardano, per niente. I vecchi proprietari infatti non avendo installato una caldaia per i caloriferi, riscaldavano solo l’appartamento superiore per mezzo di una stufa a pellet, e – ovviamente – prima di traslocare ebbero la brillante idea di portare via la suddetta lasciando l’appartamento privo di fonti di calore. Per fortuna vi era un camino e con quello, alla maniera delle vecchie generazioni che qui vissero, riuscii a risollevare la temperatura che appena arrivati segnava 3 gradi. Certo non fu facile, anche perche` a quella data Greta aveva solo sei mesi, ma fu affascinante: per la prima volta ci mettevamo alla prova con uno dei bisogni primari dell’uomo. Feci subito portare un carico di legna e tra non poche difficolta` – perche` chi mai prima di allora aveva usato un camino? – riuscimmo a cavarcela.

Casa Cardano ci appariva come una vecchia matrona a cui per anni, forse decenni, nessuno aveva prestato attenzione. Come se nessuno si fosse curato di lei, come se nessuno le avesse dimostrato affetto, amore. Casa Cardano era rimasta immobile, con i segni del tempo ben visibili. Ci mettemmo subito all’opera, e con la foga di due adolescenti ai primi slanci sentimentali, Emily ed io ci buttammo in pista. Pulizie generali, tinteggiature, smaltimento di vecchi mobili, credenze scassate, sedie rotte, poltrone e divani dei vecchi proprietari. E tutto cio` perche` “in fondo vi potrebbero essere utili”. Altra usanza di queste parti, ahime`. Non ricordo quanti viaggi feci nell’arco di diversi mesi per smaltire in discarica tutta quella generosita` inaspettata.

Cominciammo poi con le ristrutturazioni, la casa piena di muratori, idraulici, falegnami, parquettisti. Non sembrava finire mai. Ed ancora non e` finita, perche` molto ancora c’e` da fare. E poi, come per magia, ci accorgemmo che Casa Cardano non era sola una casa, ma era anche un trampolino di lancio per trasformarci in attori di una vicenda, per partecipare ad una nuova rappresentazione corale: questo piccolo borgo agricolo in effetti era ed e` una comunita`, un luogo dove le persone abitano da sempre e si conoscono da una vita; e quindi chiunque abita qui si trova ad interagire con altre persone, in un contesto quasi familiare. Abitare qui e` il contrario di abitare in un qualsiasi supercondominio delle moderne metropoli dei nostri giorni, dove ognuno diventa un numero, un signor nessuno in mezzo a tanti altri signor nessuno con cui, quando va bene, scambi un fugace e infastidito “salve”. A Cardano, e penso in qualsiasi realta` simile a questa, si avverte un senso di appartenenza. La stessa appartenenza che hanno provato le generazioni che ci hanno preceduto, vissute in un’epoca che aveva confini limitati, ritmi lenti, usi e costumi legati indissolubilmente alle stagioni e ai luoghi geografici in cui ognuno abitava.

Vivere a Cardano e` un po’ come fare un salto nel passato. Anche perche` i vecchi del paese rappresentano la memoria vivente di questi luoghi, ne conservano i ricordi, le vicende personali, i volti delle persone che qui hanno trascorso la loro esistenza. E per me, da sempre innamorato della storia, ascoltare questi racconti e` molto piu` che un regalo. Da uno di questi vecchi, per esempio, abbiamo scoperto che il piano terra di Casa Cardano – dove ora abbiamo la taverna ed un ampio garage – un tempo era una stalla, dove i vecchi proprietari tenevano le mucche e gli asini al coperto durante i mesi invernali. E questo pare fosse un privilegio dal momento che avere uno spazio per le bestie, nella propria abitazione, era cosa rara. Rara ed assai utile poiche` oltretutto gli animali riscaldavano gli ambienti e permettevano al calore di salire anche al piano superiore, dove i proprietari dormivano. E poi, la mungitura e la cura del bestiame poteva avvenire senza dover uscire di casa e senza dover quindi affrontare le temperature rigide invernali. Tutto questo e molto altro abbiamo appreso dai vecchi di Cardano.

La prossima volta vi parlero` di alcuni dei protagonisti di questo piccolo mondo antico. Ci sara` da divertirsi.

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